Lunedì 31 Maggio, 2010
Un racconto di Angela Cavelli Colombo
“Mamma, porto l’orsacchiotta al Polo Nord, così non sarà più triste” disse il bambino mentre faceva camminare il pupazzo verso il bagno.
La donna si fermò, non seppe che dire e si buttò sul letto a piangere.
Giorni dopo, era di sabato, mentre stava rifacendo il letto scorse delle macchie scure su un lenzuolo e si rabbuiò: “E’ sangue” disse “è sangue!”
Poi si ricordò che la sera prima suo figlio s’era mangiato una merendina prima di addormentarsi.
“Ma cosa vado a pensare, sono solo dei baffi di cioccolato!”
Alzò gli occhi e li puntò sul marito che in cucina stava trafficando: lo seguì con lo sguardo e vide che l’uomo estraeva un coltello dalla coltelliera.
Il bambino era lì: giocava per terra con i pupazzi.
Lasciò la camera come una furia, si precipitò in cucina , urlando: “Che cosa stai facendo?”
L’uomo la fissò incredulo, sempre con il coltellaccio in mano e poi rispose: “Ma cosa vai a pensare? Sei matta?”
La donna si buttò sul bambino e lo condusse nel locale dei giochi.
Qualche giorno dopo, di ritorno dalla scuola materna , il piccolo aveva tra le mani un pupazzo con la gonna e lo buttò a terra, prese la pistola e lo colpì.
“Ti ammazzo” disse.
“Perché uccidi la madre di Frizzy bear?” chiese la donna con voce tremante a trattenuta, ma con inflessioni soavi.
Il bambino non rispose e si colpì la guancia con uno schiaffo.
“Forse è arrabbiato con me perché non sto molto con lui” pensò, ma erano altri i pensieri che la occupavano e che non si permetteva di svelare neppure a se stessa.
Si sedette, aprì il giornale e fu catturata da una vecchia storiaccia: una donna in un paese di montagna aveva ucciso il piccolo figlio ed era stata condannata.
Nei giorni seguenti pensò molto: le sembrava che i suoi sforzi per stare bene non dessero frutto.
Era sempre malmostosa, nervosa: non le andava bene niente.
Dopo una settimana in cui le discussioni con il marito sembravano non finire mai, un guizzo le attraversò la mente: “Ma ci sarà un modo per uscirne?”
Le bastò dirselo. Si alzò dalla poltrona, si rivolse al bambino e senza indugio disse: “Andiamo a prendere il papà alla stazione, sarà contento di vederci.”